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4 Luglio 2023Il Consorzio Colibrì offre al territorio ed alla comunità di Bologna processi di cura innovativi che non rispondono a criteri puramente prestazionali ma si orientano all’interno di filiere complesse e rispondono ad una domanda non solo di salute ma anche di presa in carico. Il network a cui aderiscono attualmente 21 strutture operanti in Emilia-Romagna nell’ambito sanitario, sociosanitario e dei servizi educativi, ha sviluppato col tempo un orientamento positivo alla innovazione e alla ricerca: una combinazione di fattori che diviene una risorsa preziosa in un tempo nel quale il paesaggio epidemiologico dei bisogni e delle domande di salute muta rapidamente, così come rapidamente muta il contesto dei vincoli normativi ed economici.
Del ruolo attivo e propositivo del Consorzio Ospedaliero Colibrì ha parlato il nuovo direttore scientifico prof. Roberto Piperno, medico specialista in Neurologia e in Medicina Fisica e Riabilitazione, che da maggio di quest’anno arriva nel board del network dopo una lunga esperienza come direttore per l’Azienda USL e l’IRCSS delle Neuroscienze di Bologna.
Ecco l’intervista a cura di Deborah Annolino, giornalista e ufficio stampa.
Qual è il suo impegno e il suo contributo scientifico per il Consorzio Colibrì?
Ho avviato da pochi mesi la collaborazione con il Consorzio Colibrì, dopo una esperienza di molti anni di direzione di struttura complessa di medicina riabilitativa e neuroriabilitazione nella Azienda USL e nell’IRCSS delle Neuroscienze di Bologna, attività che ha comportato anche la partecipazione a molti tavoli tecnici di programmazione dei percorsi metropolitani e regionali dei servizi per la riabilitazione ed un impegno nelle attività di ricerca e direzione scientifica nella linea della Neuroriabilitazione. Dall’inizio della mia collaborazione come Direttore Scientifico ho avuto l’obiettivo di contribuire allo sviluppo delle molte eccellenze assistenziali che il Consorzio può mettere a disposizione della popolazione e della rete sanitaria bolognese, e di contribuire allo sviluppo delle attività di ricerca clinica del Consorzio Colibrì ed allo sviluppo della collaborazione scientifica nell’ambito di reti locali e nazionali. Da questo punto di vista, Università, Aziende Sanitarie ed i due IRCCS del territorio Bolognese sono gli interlocutori privilegiati.
Secondo lei cosa e quanto Colibrì può offrire alla comunità in termini di crescita qualitativa per la Salute?
Colibrì gioca un ruolo di primo piano nella tutela della salute delle nostre comunità. Il set di professionisti che operano nelle strutture del Consorzio garantisce non solo profili di elevata professionalità ma anche competenze ed esperienze consolidate nella ricerca clinica. Colibrì ha un punto di forza nella ampiezza della offerta, dalle risposte di livello ospedaliero a quelle del livello domiciliare, sia sul versante sanitario che su quello assistenziale. Questa peculiarità garantisce a Colibrì un posizionamento privilegiato per la sperimentazione di percorsi integrati e per la crescita di culture inter e transprofessionali, con anche con un orientamento consolidato alla integrazione nelle filiere di cura del sistema pubblico. Questa combinazione di fattori assicura a Colibrì una posizione speciale per lo sviluppo di percorsi integrati, modalità che rappresenterà sempre più la risposta appropriata alla sfida rappresentata dalla presa in carico clinica e riabilitativa long-term e della cronicità. Ed ancora, Colibrì ha colto la sfida strategica rappresentata dalle nuove tecnologie: parliamo di tecnologie robotiche per l’esercizio, sensoristiche avanzate, telemedicina, assistive technology. Si tratta di una piattaforma in pieno sviluppo che diviene leva dell’innovazione. Analoga osservazione riguarda altri aspetti che potremmo definire di tipo “olistico” nel progetto riabilitativo: aspetti educativi, di empowerment, di orientamento agli stili di vita per la salute, di ambiente terapeutico, di comunità che cura. Questi aspetti stanno emergendo come seconda leva per l’innovazione.
Colibrì è un gruppo di riferimento per la ricerca scientifica. Quale impulso possono dare alla Sanità, quindi al progresso, ricerca e formazione?
Oggi fare sanità significa stare al passo di un sistema che aggiorna a velocità crescente le evidenze e le pratiche cliniche, e cercare di rispondere in termini di appropriatezza a domande e scenari che mutano. Lo strumento della formazione resta uno strumento insostituibile, ma da solo non basta. Il paradigma in due tempi che affidava a centri specializzati (di solito le Università o gli IRCCS) l’innovazione e la ricerca sulle procedure cliniche, diagnostiche e terapeutiche e poi perseguiva con la formazione il trasferimento delle nuove acquisizioni nel sistema sanitario, oggi mostra la corda. La ricerca clinica è diventata una necessaria leva permanente della qualità in tutte le organizzazioni sanitarie, e le reti collaborative diventano sempre più una modalità insostituibile: le nuove conoscenze richiedono il più delle volte casistiche che quasi nessuno è in grado di arruolare da solo. Ma le reti di collaborazione sono anche preziose occasioni di benchmark e di allineamento alle migliori pratiche cliniche, e la ricerca stessa favorisce un approccio metodologico che, è ormai dimostrato, si riflette sulla qualità dei processi assistenziali e sugli esiti clinici.
Roberto Piperno – Direttore scientifico Consorzio Ospedaliero Colibrì
“Medico specialista in Neurologia e in Medicina Fisica e Riabilitazione, dal 1981 si è occupato di riabilitazione neurologica in ambito ospedaliero e nei percorsi ospedale-territorio. Ha diretto per molti anni l’Unità Operativa di Medicina Riabilitativa e Neuroriabilitazione della Azienda Usl di Bologna e dell’IRCCS “Istituto delle Scienze Neurologiche di Bologna”. Già Vicedirettore Scientifico dello stesso Istituto, ha coordinato il percorso interaziendale per le gravi cerebrolesioni ed ha partecipato a numerose commissioni e tavoli tecnici della Regione Emilia-Romagna. È componente del comitato scientifico de “La Rete”, network italiano di organizzazioni no profit e associazioni di famiglie di persone con gravi lesioni cerebrali. Già docente, dal 1995 al 2020, presso l’Università degli Studi di Bologna, ha partecipato a progetti di ricerca Europei e a numerosi progetti della ricerca finalizzata Italiana. È autore di 60 lavori editi su riviste indicizzate e di 6 capitoli di volumi editi in Italia.”